non ci fu più mai chi raccolse quel fiore
lasciandolo lì a serbare rancore
dall'estate all'inverno all'ombra di quel pendio
lì sarebbe cresciuto sfidando l'oblio
lo scoprirono un giorno dal nebbioso mattino
cinque naufraghi ebbri di suonate e di vino
si specchiarono a fondo tra le acque corrotte
vi tuffarono l'anima al calar della notte
mangia ninfea mangia pietà
tra queste paludi scure ristagna la tua libertà
mangia ninfea mangia viltà
affonda i mercanti in fiera padroni di questa città
non furono i soli a trovare quel fiore
bagnandosi lì annegando il dolore
trascurando l'inferno molti eroi senza un dio
vi trovarono rifugio profumato d'oblio
la luna si specchia in città
i grilli della sera
l'orchestra di stagno è già qua
da questa mia finestra il tempo sembra immobile e il vento prova a scuoterlo da questa mia finestra provo a parlare agli alberi che muovono le orecchie ma sembrano ignorarmi mi ostino a farli ridere e restano impassibili poi fermano le ombre e dormono contenti lo chiedo alla mia terra che è muta e non sa rispondermi me la prendo con lei ma è l'unica a sorridermi
mangia ninfea mangia pietà
tra queste paludi scure ristagna la tua libertà
mangia ninfea mangia viltà
affonda i mercanti in fiera padroni di questa città