(testo e musica di M. Bubola)

È come una cascata l'urlo di un dio lontano

è un'uomo addormentato che piange disperato
è come una contrada che brucia il suo maggio
e scopre che l'argento non era il suo coraggio

E così tutta la nebbia coprì le mie mani
e non avevo scelto di colpire gli immortali
e così tutta la foresta indietreggiò alle onde
e con gli occhi strizzati non sentivo le sue ombre

E lascerò che il mare asciughi il mio respiro
e aspetterò che il vento ritrovi il mio respiro
ho consumato il cielo a furia di guardarci dentro
ho consumato il cielo a furia di guardarci dentro

E maggio respirava e maggio voleva morire
il pianto non bastò a farlo rimanere ...
il pianto non bastò a farlo rimanere
bagnate più di tutte erano due piccole prostitute
non m'hanno mai confessato ha chi s'erano vendute
non m'hanno mai detto ha chi s'erano vendute

Sul filo dei pensieri saltellavano le illusioni
e ti fai strappare via verso una pazzia serena
è un fiume di menzogne o un momento di noia
durò così tanto o poco una parola sola
durò così tanto o poco una parola sola

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