è una domenica fredda di un freddo gennaio
le famiglie a tavola, il blocco delle auto, lo stadio
qualcuno pensa che la felicità sia a portata di mano
ma io mi rivelo contrario, prendo e la penna e mi sdraio
è un vecchio disco che mi porta a guinzaglio
tesse la trama il tempo che percorre le maglie del telaio
ma il sogno finisce quando parte d'istante la radio
il pensiero si ferma sulle foto attaccate confuse all'armadio
respiro l'aria pesante e piovosa di questa milano
vedo i volti di persone che ormai sono davvero lontano
vorremmo poter cambiare tutto, ma il potere nn l'abbiamo
vorremmo poter dire molte cose, ma per paura tacciamo sgrano
i miei occhi fatti di sonno in preda alla stanchezza
come da una collana si sgranano perle opache di tristezza
vorrei esserne all'altezza ma ormai non so più come pormi
sono troppo stanco di credere in dei e filosofi sordi
RIT. A cosa serve scappare se ne sentirai sempre l'eco
a cosa serve fuggire se i ricordi ti verranno sempre dietro
il passato non lo semini, ti sta sempre appresso
vivo coi miei simili cercando d'essere me stesso
A cosa serve scappare se ne sentirai sempre l'eco
a cosa serve fuggire se i ricordi ti verranno sempre dietro
il passato non lo semini, ti sta sempre appresso
vivo coi miei simili ma tra noi c'è il grande freddo.
Vecchi ricordi insorgon come città nel quarantotto
ricordi pesanti trascinati come pastrano e cappotto
pesanti come cappe di fumo denso e nero come piume di un corvo
che segna un cerchio imperfetto perchè alla fine si è rotto
inutile cercar di cingerne le mani per tenerli attaccati
abbracci d'amanti che s'odiano non si sono mai amati
fuggon parti e frasi che andranno disperse al crepuscolo
ricordi che mancano si rivelano sottili come fatti di pulviscolo
il fatto che la mia realtà non sia percepita dagli altri non vale
a farti dire che per questo essa sia per forza meno reale
mi rinchiudo in un mondo parallelo,paranormale
dove illusioni fatte di vero e falso si possan mischiare a
certezze eteree come respiri che vedi se stai al freddo
voci che gridan ma che poi scopri venire dall'interno
non c'è ragione di fuggire o di combattere tutto questo
non c'è cosa più stupida al mondo che fuggire da me stesso.
rit.
frammenti di racconti mai uditi crean paesaggi mai visti
tristi figure astratte come in tele di kandischi si odono fischi
di cuori bucati tra vicessitudine e rischi
che fan danzar accoppiati virtù con i 7 vizi
danze tra gemiti di freddo in cui l'occhio umano si perde
rivoli di stelle che fanno strade su strade deserte
inerme l'uomo si vende modi merce
in città grige dove assapori la progressiva scomparsa del verde
tra lamiere contorte in cui si aggirano cocchi
resti di un vaso di morte di cui son rimasti gli ultimi cocci
i rintocchi scandiscono un tempo che lento presenzia
il nulla in terra, dato che in terra di vita si denuncia l'assenza.
mani legate che permetton a pochi di chiedere aiuto
nel gelo che l'ultimo spiraglio al soffio di gioia ha ormai chiuso
soffia un ventaglio che porta la voce del buio
ti invita a guardarmi negli occhi per cogliere il senso del vuoto assouto