Album: Rossocuore
Eppure qualcosa è rimasto,
aggrappato ai giochi dell'infanzia,
quando si gridava di rado
e si piangeva sul guado della lontananza.
Occhi neri,
che neri e che bianchi
che sono i ricordi pendenti,
che goggiolano piano e appena
sulle pietanze ardite di quest'ultima cena.
Oh, c'avessi un nome da dare
a questa grande eterna malattia,
le regalerei il mio passaporto
e un'ora sola per andare via.
Occhi neri e ciuffo da ragazzo,
nipote, figlio della primavera,
di terra ne avesti da amare e da arare,
di mare ne avesti da attraversare.
Che la fame è un pallone
da calciare seduti,
la polvere rossa
che si alza al tramonto,
una guerra intravista,
incompresa in paese,
dove il più ricco ha una moto
male in arnese.
Oh, laggiù ci aspetta la vita,
c'ha detto che il sole è forte in città,
dove la sera è una sera
e la notte infinita
e il futuro ci guarda con normalità.
Oh, c'avessi un nome da dare
a questa grande malinconia,
le regalerei un pò del mio tempo
e un'ora appena per andare via.
C'avessi un nome da dare a
questa eterna malattia,
le donerei il mio passaporto
e una mia vecchia fotografia.
Ma qualcosa ci lega
ai pensieri di ieri
e ai ricordi e ai sentieri,
... vita che te ne vai ...