"Ma torniamo ai nostri anelli.
Come dicevo, i figli si accusarono in giudizio. E ciascuno giurò al giudice di avere ricevuto l'anello dalla mano del padre (ed era vero), e molto tempo prima la
promessa dei privilegi concessi dall'anello (ed era vero anche questo).
Il padre, ognuno se ne diceva certo, non poteva averlo ingannato; prima di sospettare questo, diceva, di un padre tanto buono, non poteva che accusare dell'inganno i
suoi fratelli, di cui pure era sempre stato pronto a pensare tutto il bene; e si diceva sicuro di scoprire i traditori e pronto a vendicarsi.
Il giudice disse: Portate subito qui vostro padre, o vi scaccerò dal mio cospetto.
Pensate che stia qui a risolvere enigmi? O volete restare finché l'anello vero parlerà?
Ma
aspettate!
Voi dite che l'anello vero ha il magico potere di rendere amati, grati a Dio e agli uomini.
Sia questo a decidere!
Gli anelli falsi non potranno.
Su, ditemi: chi di voi è il più amato dagli altri due?
Avanti!
Voi tacete?
L'effetto degli anelli è solo riflessivo, non transitivo? Ciascuno di voi ama solo se stesso?
Allora tutti e tre siete truffatori truffati!
I vostri anelli sono falsi tutti e tre. Probabilmente l'anello vero si perse, e vostro padre ne fece fare tre per celarne la perdita e per sostituirlo.
Se non volete, proseguì il giudice, il mio consiglio e non una sentenza, andatevene!
Ma il mio consiglio è questo: accettate le cose come stanno.
Ognuno ebbe l'anello da suo padre: ognuno sia sicuro che esso è autentico.
Vostro padre, forse, non era più disposto a tollerare ancora in casa sua la tirannia di un solo anello.
E certo vi amò ugualmente tutti e tre.
Non volle, infatti, umiliare due di voi per favorirne uno.
Orsù! Sforzatevi Di imitare il suo amore incorruttibile e senza pregiudizi. Ognuno faccia a gara Per dimostrare alla luce del giorno la virtù della pietra nel suo
anello.
E aiuti la sua virtù con la dolcezza, con indomita pazienza e carità, e con profonda devozione a Dio.
Quando le virtù degli anelli appariranno nei nipoti, e nei nipoti dei nipoti, io li invito a tornare in tribunale, fra mille e mille anni.
Sul mio seggio siederà un uomo più saggio di me; e parlerà.
Andate!
Così disse quel giudice modesto.
(Nathan Il Saggio - Gotthold Ephraim Lessing - Adattato e Interpretato dai Radiodervish)
(Grazie a JASTCAM per questo testo)
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