Miracolo a Compostela
Visto che non aveva fame, se ne andò
Santiago e le sue campane, attraversò.
Sul cappello una stella d’oro, fra le dita un bijoux
Il ricordo di un vecchio bordello andaluso
Di Isabela o anche detta Lulù.
Sul sentiero per Compostela, cominciò
A inventarsi una storia vera, o almeno ci provò
L’aria fresca che, dalla strada, rimbalzava più in la
Si fermò sul suo viso mezzo americano
E i suoi occhi cambiarono età.
Ritornare a vent’anni, con la voglia di bere, con un fegato nuovo
Una donna e un fucile.
Per uscire di casa e non farsi trovare
non tornare mai.
La chitarra e una giacca nuova si portò
E un biglietto per Saragozza nel paltò
Non si accorse, che il treno partiva due binari più in giù
Tra la folla che orina e la notte che sputa, dietro l’angolo vide Lulù
Che gli disse: Mio amore dalla pelle di luna, con trent’anni di meno
Ed un’aria gitana
Cavaliere del tempo, di una storia sincera
Accompagnami ,dove quella brezza leggera, scompigliò i tuoi capelli
Illuminando l’aurora
Per ridarmi il sorriso e una faccia straniera, da bambina.
(parlato)
Alla fine di questa storia, vi dico, che la vita è una cosa seria
e non si può non veder più scendere il sole, ingannando l’età
o fuggire, perdendosi in Argentina, o invecchiare, cambiando città.

(Grazie a Laura Liistro per questo testo)

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