Lo sento perché esplode in faccia,
ma in fondo è tutto quel che chiedo,
restare fermo immobile e provare a dare un nome,
ad ogni mio pensiero.
Il desiderio di un infanzia,
risolto in una tazza calda tra le mani,
se solo più paure anche più facile non sciogliermi
e aspettar domani.
Verrà a trovarmi un grande caldo,
sarà un bastardo e poi un inutile parlare.
Mi coprirò di lana come di ottime intenzioni
e ti starò ad aspettare.
E l'aria sospira all'erba un se…
C'è ancora odore di mattina
e il sole che fa quel che può per darmi torto.
Non ci sarebbe sguardo a darmi pace, adesso vado,
ma aspetta che ritorno.
La porta che si chiude dietro un mondo,
le ore adesso stupido, le sento addosso,
cammino e ricammino e poi cammino ancora senza
che ci sia un rimborso.
E aspetterò quel gran regalo
e ad un albero un po' spoglio chiederò perdono.
Pisciargli addosso tutto quello che riuscirò a bere,
è questo il mio esser buono.
E l'aria sospira all'erba un se…
Se il tempo è solo un bel sostare,
dell'abito di un veterano il fiore all'occhio.
Continuerò a non chiedermi dov'è questa paura,
mentre non ho sonno.
Saluterò le briciole e i divani,
le voci attorno ai gemiti rubati al cuore
Di tutte le stagioni andate fra sorrisi e luna
sarò io il padrone.
(Grazie a Alessandro Unali per questo testo)