Dal tempo sospeso
dal nuovo altro
arrivano precisi gli artigli
vestiti di fame
paura negli occhi grandi che spogliano
un corpo già nudo
per farne un ricordo
si piega la carne sul bianco che schizza
e non chiedi più
è la liturgia del fracico che toglie i vestiti e non sta al gioco
rit
e mentre ero li la notte non ebbe il cuore di chiudermi gli occhi
in fondo io non ho nulla di cui lamentarmi
infindo sono ancora vivo
in fondo la partenza non si risolve con il ritorno
in fondo non c'è fuoco che si vuole estinguere
in fondo
non posso smettere di cercare
non dovrei più tornare indietro
non dovrei più voltarmi
infondo dovrei imparare a disimparare
in fondo abbracciami senza dire niente
perchè volevo dirti...
che importa se ci impiccheranno confusi i dubbi mentre la mia mano riempiva i tuoi sensi e non ci credere che
ti farà male
insegnavi l'amore fuggendo l'istante
in fondo cosa vuoi che sia
qui tutti andiamo alla deriva sfidando l'oscurita senza saperne niente
rit
guardami, io sono la tua stessa ombra
l'eco che ritorna indietro
e poi soltando evapora
l'incanto e la super-fazione che si fanno complice
il vetro dietro il quale la paura ti farà vivere
la gondola che punta dritto all'anima
le parole che non fai dire e non puoi dire
la colpa che rivela dentro emozioni pure
il veleno del tuo sangue che tu dovrai conoscere
come una fiamma che bucia (x4)
(Grazie a Carlo Albanese per questo testo)