Vorrei essere un albero,
restare in piedi aurora e tramonto,
senza crollare mai.

Giocherei con il vento,
in mezzo a un bosco che non nasconde alcun rischio,
non conosce guai.

Se fossi un albero,
non avrei bisogno di correre in circolo,
potrei restare qua.
Perché ogni albero,
le cose che servono a renderlo libero,
le trova dove sta.

A Marzo le rondini, che tornano dall’Africa,
mi racconterebbero di un mondo che sanguina.
Le ali non bastano per volare liberi,
né per trovare la serenità.

Vorrei essere un albero,
legato alle radici profonde
e non lasciarle mai.
Se perdessi i capelli poi,
a primavera, come d’incanto,
li ritroverei.

Se fossi un albero,
avrei dentro me l’equilibrio perfetto,
restando fermo qua.
Perché ogni albero,
le cose che ha dentro sa metterle a frutto,
dal luogo dove sta.

La sera gli uomini, tornando dalla fabbrica,
mi racconterebbero che il mondo si sgretola.
Le gambe non bastano per correre liberi,
né per trovare la serenità.

Le gambe non bastano per correre liberi,
né per trovare la serenità.

A Marzo le rondini, che tornano dall’Africa,
mi racconterebbero di un mondo che sanguina.
Le ali non bastano per volare liberi,
né per trovare la serenità.

(Grazie a Lorenzo per questo testo)

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