Il raspo che mi graffia
Ci fa uscire dal dito il mosto
Che cola goccia a goccia

Rapito da spiriti divini e bisbocce

Di sbieco mi guarda la capra più insana
Mi squadra e dal muso perde la saliva
Pigiamo in pigiama i pensieri più sconci
Coi piedi bagnati d'uva

Il ballo dentro al tino
Risuona di cerchi di ferro e legno
Di sottane da casa tirate sui fianchi
Di grappoli ceruli e coccole in pegno

Decorate di schizzi viola
Baccanti operaie, poetesse nel brodo
Ebbre dai piedi, coi seni alla gola
Legan le lingue in un languido nodo

Tra i filari ballonzolan tutti
Sternuta nel succo la mosca più zitta
Ci picchia negli occhi la pacchia d'autunno
Ci taglia nelle dita

Nell'umido del secchio
Grondano i piedi amanti nel mucchio
Il più vecchio succhia a pompitta
La fillossera è sconfitta

In ogni botte della cantina
Fermenta una formica
“preparate le fiasche femmine!”
grida Bacco con l'anima dritta
Fletti schizza corri ingoia
Scava fluttua spezza arresta
Fuori
Arrota fotti sbava ... muori

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