Vedo la mia immagine riflessa nello specchio
che sta proprio di fronte alla poltrona
su cui sono seduto:
mi sembra di essere inghiottito
da tutta questa morbidezza.
Sul tavolino (poco più in là) una cornice
quella in cui tenevo una foto
una nostra foto
quella in cui io appoggiavo il mento
sulla tua spalla mentre ti divincolavi.
Se ci penso non posso che sorridere
di fronte ad una scena così assurda...
Quella foto non c'è più.
L'ho gettata il giorno in cui te ne sei andata
il giorno in cui la nostra casa
è diventata la mia gabbia.
Come sarà rivederti?
Ci ho riflettuto... Ho formulato diverse ipotesi...
Ho preso in considerazione tutte le possibilità...
Le ho studiate caso per caso...
Ho previsto un comportamento adatto
ad ogni tua reazione
anche quella più inaspettata.
Ho provato a considerare il nostro incontro
come una scena di un cortometraggio o
il copione di uno spettacolo teatrale.
Al telefono hai detto che mi devi parlare...
Ti sto aspettando.
In effetti abbiamo molte cose da dirci
non vedo l'ora di godere della tua presenza...
Ti sto aspettando.
Nella mano sinistra mi attende
l'ultimo sorso del tuo vino preferito.
Stringo l'ultimo bicchiere
dell'unica bottiglia che è rimasta
in questa maledetta casa...
Ti sto aspettando.
Il suono inatteso del campanello
ha reso palese il tuo anticipo...
Ti ha sempre disturbata il mio costante ritardo...
Tu no. Puntuale. Precisa. Calcolatrice...
Mi sono in più occasioni chiesto
come si possa essere sempre in orario...
Ti sto aspettando.
Il fatto che tu sia in anticipo suona
come una sorta di rivincita...
Ti sto aspettando.
Con la mia pistola in mano!!!