A maggio "ci si sposa", 
nella legittima ora. 
L'orchestra del sangiovese, per bene, 
si bagna i piedi e la gola. 
Ricreazione obbligata 
nell'orticello di zio Marcello. 
Più in là orribili servi e poltrone d'oro, 
solo per darsi un anello. 
La nostra malattia 
e quella d'esser romantici. 
Di guardar bene nel cuore degli altri. 
Di fare a gara di sputi con gli angeli. 
E le battaglie contrastano dentro, 
tra le pareti del petto e lo scroto, 
e Margherita scappa lasciando solo 
un terribile vuoto. 
La gente muore sola, 
perché non ha ardimento. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che non ha tempo. 
E la felicità, diceva, 
è un rapido che passa e poi se ne va. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che tempo non ha. 
Passano i giorni e le feste 
e la poesia ci uccide. 
Restiamo soli a cercarci un sepolcro 
tra le cataste di rime. 
Ritroverò il mio nome intarsiato, 
graffiato sul bancone del magicobar, 
tra chiome folte, birra stillata 
e voglia di donne e kebab. 
La gente muore sola, 
perché non ha ardimento. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che non ha tempo. 
E la felicità, diceva, 
è un rapido che passa e poi se ne va. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che tempo non ha. 
Non c'è una fisarmonica, 
che non c'è più chi suona. 
Sterpaglie d'erbe aromatiche in tight 
bisbigliano con la mediocrità. 
Parcheggiano sulle nuvole 
caritatevoli ostili ad un suono. 
La morte lascia un odore di mosto 
nella piazzetta del Duomo. 
La gente muore sola, 
perché non ha ardimento. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che non ha tempo. 
E le battaglie contrastano dentro, 
tra le pareti del petto e lo scroto, 
e Margherita scappa lasciando solo 
un terribile vuoto.. (non tornerà). 
E la felicità, diceva, 
è un rapido che passa e poi se ne va. 
E Margherita lascia l'amore. 
Lascia che tempo non ha.